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“La speranza siamo noi, quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo ogni forma di ingiustizia”
David Sassoli
Premessa
Una scelta storica
L’Italia è un grande Paese. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ragione. Un grande Paese, con la sua storia, la sua cultura, il suo patrimonio ambientale e paesaggistico, la sua tradizione di inclusione e solidarietà, d’innovazione e d’intelligenza, ma anche con molte fratture da sanare, divari sociali, generazionali, di genere e territoriali.
L’Italia è un Paese rispettato nel mondo: nelle relazioni internazionali, politiche, industriali e commerciali, nella cooperazione con i Paesi più poveri, nella costruzione della pace e nella difesa dei diritti dei popoli.
L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea. Ci siamo battuti in questi anni per un’Europa finalmente solidale e sostenibile, capace di fornire risposte rapide e coordinate alla crisi del Covid-19, dall’accesso universale ai vaccini al grande piano post-pandemico. Un’Europa che ha posto la prossima generazione al centro della propria visione strategica, assegnando proprio all’Italia la quota più elevata del Piano Next Generation EU, con un finanziamento storico di circa 200 miliardi di euro, grazie anche al nostro impegno diretto.
Siamo stati il primo Paese, in Occidente, a essere investito dalla pandemia. Ci siamo trovati improvvisamente ad affrontare, sotto lo sguardo del mondo, un nemico che non conoscevamo, ma lo abbiamo fatto trovando una forza straordinaria nella solidarietà e nell’unità di un popolo intero, nell’abnegazione di tanti medici, infermieri e operatori sanitari che non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita per salvare quella degli altri.
Dal trauma della pandemia, ancora presente nelle nostre vite, ci siamo rialzati imparando, per dirla con le parole di Papa Francesco, che nessuno si salva da solo: ci si salva soltanto insieme. Questa lezione è ancor più attuale con l’esplosione di una guerra feroce, quella di Putin all’Ucraina, alle porte dell’Unione europea e con le conseguenze del conflitto nelle nostre vite e sulla nostra economia: con l’aumento dell’inflazione, del costo delle materie prime ed energetiche, col persistere di profonde disparità economiche, sociali, generazionali, di genere, ambientali, territoriali. La crescita abnorme di queste disuguaglianze è il principale problema che sta indebolendo le democrazie occidentali dall’interno. Partire da questi divari è indispensabile per affrontare tutte le altre sfide cruciali del nostro tempo, a cominciare dalle trasformazioni del lavoro e dalla transizione ecologica e digitale.
Se non riusciamo, tutti insieme, a ricostruire una società più coesa e solidale, non sarà possibile né salvare il pianeta, né promuovere lo sviluppo economico, né tutelare ed estendere i diritti. Abbiamo sostenuto con lealtà e convinzione l’esperienza del governo Draghi, nato in una fase di emergenza con una maggioranza di unità nazionale e “senza una formula politica”.
Abbiamo esercitato il nostro sostegno con senso di responsabilità e con la consapevolezza che il carattere politicamente eterogeneo della maggioranza avrebbe richiesto, a tutte le forze che ne facevano parte, senso della misura e responsabilità per il bene del Paese. È la bussola che ci ha guidato dalla nascita dell’esecutivo fino alla sconsiderata crisi che ha condotto alle elezioni anticipate.
Ci ha mosso, inoltre, la consapevolezza che, nonostante i limiti oggettivi posti dalla compresenza in maggioranza di forze politicamente e culturalmente alternative, la guida di una figura del prestigio e dell’autorevolezza di Mario Draghi rappresentasse una straordinaria occasione per il Paese. Un esempio di serietà e patriottismo, in una fase segnata da grandi sfide sul piano europeo e internazionale.
Una delle prove più difficili è stata l’avvio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un investimento di portata storica, capace di liberare risorse per la transizione ecologica, la digitalizzazione del Paese, la mobilità sostenibile, l’istruzione e la formazione, il potenziamento delle infrastrutture sociali, la tutela della salute.
Un piano che siamo davvero orgogliosi di avere contribuito a scrivere, che prevede un serrato calendario di interventi e verifiche fino al 2026, che trasformerà profondamente il nostro Paese e incrementerà la domanda di lavoratori e lavoratrici da impiegare nell’offerta di nuovi servizi. Anche questo ci ha spinto a fare tutto il possibile perché il governo Draghi potesse completare il suo lavoro fino alla fine della legislatura, anteponendo l’interesse del Paese a miopi calcoli elettorali.
Oggi avvertiamo su di noi la responsabilità di non disperdere il capitale di serietà e credibilità che la guida di Draghi ha portato e che le forze che hanno opportunisticamente interrotto in maniera traumatica la sua esperienza di governo hanno messo a repentaglio. Il modo migliore per farlo è garantire ai nostri partner e alleati il rispetto degli impegni assunti e, allo stesso tempo, offrire agli Italiani e alle Italiane un progetto limpidamente alternativo a quello di una destra che ha riconfermato tutta la sua inaffidabilità e il suo disinteresse sostanziale per l’interesse della Nazione.
Noi della lista “Italia Democratica e Progressista” crediamo nell’unità del Paese contro un’alleanza delle destre che considerano Donald Trump, Vladimir Putin e Viktor Orban interlocutori privilegiati o punti di riferimento. Un governo di queste destre rappresenterebbe un pericolo per l’Italia: interromperebbe gli sforzi e i progressi fatti fin qui dopo il manifestarsi della pandemia, isolerebbe il Paese dall’Europa, aumenterebbe le diseguaglianze, proporrebbe posizioni retrograde e reazionarie sui diritti delle persone.
La destra italiana rappresenta una concreta minaccia per l’economia, la coesione sociale, l’ambiente.
La destra italiana propone una visione oscurantista e isolazionista del Paese, avversa all’Europa, ambigua sull’Euro, negazionista sui cambiamenti climatici, permeabile alla disinformazione e alle interferenze straniere, ostile ai bisogni dei più giovani e ai diritti delle donne, prigioniera della propria propaganda per cui, in nome di presunte minacce alla sicurezza e alla difesa dell’identità, si alimentano invece discriminazione e intolleranza per la diversità, per i più fragili, per le minoranze senza voce.
La destra italiana diffonde paura, avversione, odio, in aperto conflitto con i valori europei dello Stato di diritto.
La destra di Giorgia Meloni, assieme ai suoi alleati europei, non ha mai votato a favore del PNRR, in Italia e in Europa.
Il sovranismo populista oggi può interrompere il sentiero virtuoso della ripresa, rubare il futuro all’Italia, soprattutto alle giovani generazioni, aumentare il divario nelle tante diseguaglianze.
Per queste ragioni è nata attorno al Partito Democratico la lista “Italia Democratica e Progressista”: per chiamare a raccolta tutte le forze democratiche e progressiste, i cittadini e le cittadine che non vogliono arrestare il percorso di ripresa avviato e che vogliono ancorare saldamente il nostro Paese all’Unione europea e ai suoi valori.
L’Italia e l’Europa sono a un bivio storico. L’esito di queste elezioni politiche determinerà il futuro del nostro Paese e gli equilibri politici del nostro continente. Il 25 settembre 2022, le elettrici e gli elettori dovranno scegliere tra due visioni del mondo diametralmente opposte.
Da una parte, la volontà di continuare il percorso che abbiamo faticosamente costruito per l’Italia in questi anni, fondato su stabilità, investimenti e riforme ambiziose. Dall’altra, l’egoismo di chi ha messo al primo posto gli interessi di partito e i calcoli elettorali facendo cadere il governo Draghi.
Da una parte l’aspirazione a costruire un modello di sviluppo inclusivo, che investe sulle reti di prossimità e di solidarietà, di accoglienza e inclusione, per generare benessere e ridurre le disuguaglianze. Dall’altra, il cinismo di chi cavalca paure e solitudini, aprendo costantemente nuove ferite nella nostra società.
Da una parte la determinazione di fare della lotta ai cambiamenti climatici un grande motore di rilancio del Paese, nella consapevolezza che il futuro del nostro pianeta, della nostra economia e del nostro benessere sociale sono indissolubilmente legati. Dall’altra, la miopia di chi, alla prova dei fatti, continua a scegliere sempre il nero dei combustibili fossili e ci condanna così al disastro.
Da una parte l’urgenza di riconoscere i troppi diritti ancora negati nel nostro Paese, perché i continui episodi di discriminazioni ci ricordano ogni giorno che non si è fatto ancora abbastanza. Dall’altra, l’ipocrisia di chi si ostina a ripetere che non è mai il momento giusto per i diritti.
Da una parte la realtà dell’Europa della solidarietà, l’Europa delle libertà e l’Europa di Next Generation EU. Dall’altra, la minaccia di chi quell’Europa la vuole debole, perché non ci ha mai creduto, ma così facendo rende debole anche l’Italia.
Da una parte o dall’altra, dunque. Un’alternativa secca che ci carica di responsabilità per l’oggi e, soprattutto, per il domani.
La legge elettorale con la quale andiamo a votare, in questo delicatissimo passaggio della nostra vita democratica, può permettere alla coalizione delle destre, che, fino a ieri, si sono divise tra partecipazione e opposizione al governo Draghi di unità nazionale, di trovare un collante, tanto effimero quanto opportunista, per tentare di aggiudicarsi molti seggi nella parte del sistema elettorale che segue la regola maggioritaria. La nostra sfida è presentarci in una coalizione che affronti una scelta di campo tra l’Italia dei grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orban e Putin. Si tratta di uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa.
Abbiamo ritenuto nostro dovere politico e morale riunire le nostre forze per offrire al Paese, in un momento così decisivo, una proposta vincente grazie all’impegno e alla disponibilità del Partito Democratico, di Articolo Uno, del Partito Socialista Italiano, di DemoS, del Movimento Repubblicani Europei, di Volt.
Il nostro progetto e il nostro programma nascono nella discussione e nell’elaborazione programmatica delle Agorà Democratiche e trovano il proprio compimento nella lista “Italia Democratica e Progressista”. Un progetto avviato un anno fa, ricco delle idee e delle proposte degli oltre 100.000 cittadini e cittadine delle Agorà: il più grande percorso di democrazia partecipativa mai sperimentato in Italia.
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